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Vieste

Posti da visitare

Vieste è la città più orientale del promontorio del Gargano, delimitata da due lunghe spiagge sabbiose, ed è meta ambita dei turisti provenienti da tutte le parti d'Europa. Nella parte piana della penisoletta si estende il quartiere ottocentesco e moderno, mentre sul dosso roccioso è arroccato il pittoresco centro storico, tipico del periodo medievale, caratterizzato da strade strette e non allineate, le cui abitazioni con le tipiche scalinate esterne (mignali) sono unite di tanto in tanto da esili archi di contrafforte. Ha una popolazione di oltre 13 mila abitanti, che nella gran parte dell'anno si dedica alle attività agricole e marinare. A partire dal 1963, il turismo internazionale ha avuto un grande impulso e, lungo tutta la fascia costiera, in cui si alternano ampie spiaggie e cale silenziose, sono sorti numerosi campeggi ed alberghi, che accolgono migliaia di villeggianti, e offrono loro una serena e salutare vacanza. Inoltre, il territorio, molto avanzato nel mare e soggetto a tutti i venti, concede agli amanti del windsurf, la gioia e il piacere di veleggiare nell'immensità del mare. L'Amministrazione Comunale e l'Azienda di Soggiorno e Turismo organizzano manifestazioni culturali, folkloristiche e cinematografiche (concerti di musica classica e leggera, rappresentazioni teatrali e balletti, proiezioni di films con la presenza dei protagonisti, mostre di pitture e di artigianato, ecc.), per allietare le serate dei visitatori. Il villeggiante che ama viaggiare ed è desideroso di conoscere altri ambienti, può inserirsi nelle gite collettive e visitare le suggestive grotte marine lungo la costa meridionale di Vieste, le affascinanti isole di Tremiti, la grotta di S. Michele a Monte S. Angelo o la tomba di Padre Pio a S. Giovanni Rotondo, le grotte carsiche di Castellana o lo zoosafari di Fasano o muoversi con la famiglia e gli amici per un pic-nic nella vicina Foresta Umbra. "Non uno degli elementi che costituiscono il patrimonio turistico di una Regione o di un paese manca al Gargano: il clima sanissimo, le immense distese dei boschi, le bellezze naturali, i monti elevati e pittoreschi, le marine assolate e salubri, i centri che offrono infinite ragioni di curiosità e di interesse per il viaggiatore. Perciò un'escursione nel Gargano, lungo la costa e nell'interno, costituisce uno di quei godimenti che soltanto pochi paesi privilegiati possono dare" (G. Mariotti, Nostalgia di Puglia).
Il centro storico si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Piazza Castello
Piazza Castello
Il centro storico si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Il centro storico si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Via Cimaglia
Via Cimaglia
Il centro storico si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Via Judeca
Via Judeca
Si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Via Duomo
Via Duomo
Si snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Uno scorcio del centro storicoSi snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
Via San Francesco
Via San Francesco
Uno scorcio del centro storicoSi snoda con le sue vie strette e tortuose tra le case bianche, dagli usci piccoli, unite, di tanto in tanto, da esili archi, che danno all'ambiente un spettacolo pittoresco. I balconi, profumati di basilico, sono guarniti di garofani e gerani, mentre le anziane casalinghe, confabulando fra loro, sferruzzano sui gradini degli sghembi e tozzi mignali (scalinate esterne con ballatoio). Poco distante dalla Cattedrale, fra via mons. Cimaglia e Ugo Boncompagni, è visibile la roccia, detta della "Chianca amara", su cui si vuole, per tradizione, che Draguth Rais abbia sfogato la sua sete di uccisioni. Negli stessi paraggi è la via Judeca, che testimonia l'antica presenza degli ebrei. Oggi la casbah è semidistrutta ed ha lasciato spazio ad una piazzetta aperta sullo strapiombo del mare. Di qui si scopre su una stretta striscia di promontorio il campanile della piccola chiesa di S. Pietro d'Alcantara e, sulla parte estrema, la luminosa facciata della Chiesa di S. Francesco con il suo ex monastero. Questo appartenne ai Francescani Conventuali fin dagli inizi del 1500 e fu soppresso nel 1809 durante il dominio francese da Gioacchino Murat, re di Napoli. Scendendo per via Uria si incontra la piazzetta del Seggio, anch'esso sullo strapiombo della Ripa. Il Seggio o Sedile di S. Giorgio (ora incorporato in un complesso alberghiero) era una bassa costruzione, a base quadrata, su cui s'aprivano due ampie arcate, ed era sormontato da una torre con orologio. Serviva ai notabili del paese come luogo di riunione e spesso il Decurionato di Vieste lo utilizzava durante la elezione del Sindaco. Sulla facciata di un palazzo poco distante fanno spicco, in altorilievo, due leoni rampanti simmetrici ad ugual distanza da un artistico S. Michele e un balcone sostenuto da sei bellissimi gattelli, finemente lavorati, diversi l'uno dall'altro. Risalgono agli inizi del VI secolo. Passando sotto l'arco di via mons. Arcaroli, si incontra il mastodontico palazzo con un magnifico, ma deturpato portale. Fino al 1652 era adibito a monastero dei padri Celestini. A poche decine di metri è la piazza Vittorio Emanuele II, meglio conosciuta come piazza del Fosso. In essa si svolgono le manifestazioni delle feste patronali e quelle organizzate durante l'estate dall'Azienda di Soggiorno e Turisno. Di qui si accede al corso L. Fazzini e al Municipio e si è nel centro moderno. Altro monumento antico bisogna cercarlo su via Vespucci, nei pressi del porto, quasi nascosto agli occhi dei passanti. E' il Convento dei Cappuccini del XVII secolo, la cui fattura denota l'architettura povera dei frati di S. Francesco. All'interno giganteggia sull'altare centrale il quadro della Madonna di Costantinopoli della stessa epoca, dipinto da Giovanni Lo Preite.
quartiere nuovo turistico-residenziale
Lungomare Enrico Mattei
Lungomare Enrico Mattei
quartiere nuovo turistico-residenziale

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Le necropoli paleocristiane Una tomba a baldacchino e altre terranee alla necropoli della SalataIl Gargano è tra le prime regioni d'Italia a conoscere ed accettare il messaggio di Cristo. La diffusione fu opera principalmente dei marinai che avevano relazioni commerciali con i paesi del Levante, ma anche dei primi evangelizzatori orientali che sbarcavano sulle coste pugliesi, ma solo a partire dal III secolo l'accettazione si fa più sensibile. I neofiti si riuniscono in luoghi appartati, in ipogei scavati nelle rocce, forse già utilizzati dagli uomini della preistoria, per istruirsi, pregare insieme e seppellirvi i loro congiunti. Questi luoghi, noti come necropoli paleocristiane, sono sparsi su tutto il territorio di Vieste, specie dove vi era un insediamento umano notevole. Tombe parietali alla necropoli della SalataLe più note sono quelle di S. Nicola, nella zona Pantanello; della Salata e Salatella sulla punta rocciosa terminante con la spiaggia di Scialmarino; di Caprarezza, sulla collina nei pressi del Santuario di S. Maria di Merino; di Grotta Spagnola, ad una decina di chilometri a sud di Vieste; di S. Tecla nella zona omonima sulla litoranea Vieste-Mattinata e di Menelite in contrada Vignanotica; mentre quelle di S. Giacomo e di S. Lorenzo, nelle immediate vicinanze del paese, sono andate distrutte dai cavamonti. In tutte le necropoli si notano tombe terragne, sparse senza un ordine prestabilito, e tombe parietali, alcune delle quali inserite in arcosoli.
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Parco Archeologico Santa Maria di Merino NECROPOLI “LA SALATA”
52 Peschici - Vieste
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Le necropoli paleocristiane Una tomba a baldacchino e altre terranee alla necropoli della SalataIl Gargano è tra le prime regioni d'Italia a conoscere ed accettare il messaggio di Cristo. La diffusione fu opera principalmente dei marinai che avevano relazioni commerciali con i paesi del Levante, ma anche dei primi evangelizzatori orientali che sbarcavano sulle coste pugliesi, ma solo a partire dal III secolo l'accettazione si fa più sensibile. I neofiti si riuniscono in luoghi appartati, in ipogei scavati nelle rocce, forse già utilizzati dagli uomini della preistoria, per istruirsi, pregare insieme e seppellirvi i loro congiunti. Questi luoghi, noti come necropoli paleocristiane, sono sparsi su tutto il territorio di Vieste, specie dove vi era un insediamento umano notevole. Tombe parietali alla necropoli della SalataLe più note sono quelle di S. Nicola, nella zona Pantanello; della Salata e Salatella sulla punta rocciosa terminante con la spiaggia di Scialmarino; di Caprarezza, sulla collina nei pressi del Santuario di S. Maria di Merino; di Grotta Spagnola, ad una decina di chilometri a sud di Vieste; di S. Tecla nella zona omonima sulla litoranea Vieste-Mattinata e di Menelite in contrada Vignanotica; mentre quelle di S. Giacomo e di S. Lorenzo, nelle immediate vicinanze del paese, sono andate distrutte dai cavamonti. In tutte le necropoli si notano tombe terragne, sparse senza un ordine prestabilito, e tombe parietali, alcune delle quali inserite in arcosoli.
Il proiettarsi dell'abitato sulla lingua di terra nel mare, dà la sensazione di vivere su una splendida isola, costellata dalle mille variopinte vele dei Windsurf, che si culla al soffiar dei venti e al dondolio delle onde del mare. Il territorio, poi, si allunga, a Nord-Ovest e a Sud, con sinuose coste e fra punte rocciose che spesso si immergono bruscamente, dà spazio ad arenili di notevoli vastità e bellezze. La sabbia è scintillante, finissima, dal tenue color rosa argentato, soffice più del velluto e impalpabile come cipria e il piede dell'uomo vi affonda con molta facilità. Sono da ricordare per la loro vastità e lunghezza, sul versante settentrionale, le spiagge di S. Lorenzo (km 2), Punta Lunga (km. 0,8), Scialmarino (km 4,5), di Sfinale e Sfinalicchio (km 1,8), e, a mezzogiorno, quelli del Castello (km 4) e di Porto Nuovo (km 2,5), protetto da due caratteristici isolotti. La costa con la torre San FeliceAnche se piccola, la Baia di S. Felice, incassata fra due dossi cosparsi di folta e profumata pineta, è la più suggestiva. A renderla tale si presta l'Architiello, un costone ampiamente forato, posto al suo imbocco come un portentoso arco di trionfo. La leggenda vuole che sia stato costruito dalle Ninfe marine e dai Tritoni per accogliere nel mese di luglio Nettuno, re del mare, in viaggio di piacere con Anfitrite sua sposa e tributargli feste ed onori. Poi, altrettanto splendide, seguono le spiagge ghiaiose di Campi (km 0,8) e di Pugnochiuso (km 0,4).Lungo tutta la costa garganica, nelle parti più preminenti si intravedono ancora diverse torri a base quadrata. Sono avamposti costruiti nella prima metà del '500, durante il Vicereame di Spagna. In origine erano 25 e servivano essenzialmente a segnalare, col fumo di giorno e con fuoco di notte, i pericoli di incursione da parte di nemici o di pirati. Fra la natura rigogliosa e il mare pulito, cristallino, trasparente, la costa alta accoglie innumerevoli cavità che sono veri prodigi di incanto e meraviglia, operati dal riverbero delle luci e dei colori, dalla trasparenza diafana delle acque e dall'artistico gioco delle rocce rose e smerlettate. Qui la fantasia e la suggestione trova il suo più ampio sfogo della meraviglia, fra l'attonito e il trasognato. I pescatori si son divertiti a battezzarle con i nomi più curiosi e congeniali, come, per citarne alcuni: grotta Sfondata, Campana, dei Contrabbandieri, la grotta dei Due Occhi, Dei Colombi, dei Pipistrelli, la grotta Calda o delle Viole, della Tavolozza, delle Sirene, quella dei Sogni e del Faraone, la grotta Smeralda, dei Marmi e del Serpente,... Altro stupendo richiamo è il Pizzomunno, il mastodontico e superbo monolito che si eleva a pochi passi dallo strapiombo su cui si affaccia il Castello, quasi a sorvegliare le fortune del paese, simile ad una vecchia guardia brontolona. Su di esso si sono intessute odi e leggende.
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Architiello of San Felice
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Il proiettarsi dell'abitato sulla lingua di terra nel mare, dà la sensazione di vivere su una splendida isola, costellata dalle mille variopinte vele dei Windsurf, che si culla al soffiar dei venti e al dondolio delle onde del mare. Il territorio, poi, si allunga, a Nord-Ovest e a Sud, con sinuose coste e fra punte rocciose che spesso si immergono bruscamente, dà spazio ad arenili di notevoli vastità e bellezze. La sabbia è scintillante, finissima, dal tenue color rosa argentato, soffice più del velluto e impalpabile come cipria e il piede dell'uomo vi affonda con molta facilità. Sono da ricordare per la loro vastità e lunghezza, sul versante settentrionale, le spiagge di S. Lorenzo (km 2), Punta Lunga (km. 0,8), Scialmarino (km 4,5), di Sfinale e Sfinalicchio (km 1,8), e, a mezzogiorno, quelli del Castello (km 4) e di Porto Nuovo (km 2,5), protetto da due caratteristici isolotti. La costa con la torre San FeliceAnche se piccola, la Baia di S. Felice, incassata fra due dossi cosparsi di folta e profumata pineta, è la più suggestiva. A renderla tale si presta l'Architiello, un costone ampiamente forato, posto al suo imbocco come un portentoso arco di trionfo. La leggenda vuole che sia stato costruito dalle Ninfe marine e dai Tritoni per accogliere nel mese di luglio Nettuno, re del mare, in viaggio di piacere con Anfitrite sua sposa e tributargli feste ed onori. Poi, altrettanto splendide, seguono le spiagge ghiaiose di Campi (km 0,8) e di Pugnochiuso (km 0,4).Lungo tutta la costa garganica, nelle parti più preminenti si intravedono ancora diverse torri a base quadrata. Sono avamposti costruiti nella prima metà del '500, durante il Vicereame di Spagna. In origine erano 25 e servivano essenzialmente a segnalare, col fumo di giorno e con fuoco di notte, i pericoli di incursione da parte di nemici o di pirati. Fra la natura rigogliosa e il mare pulito, cristallino, trasparente, la costa alta accoglie innumerevoli cavità che sono veri prodigi di incanto e meraviglia, operati dal riverbero delle luci e dei colori, dalla trasparenza diafana delle acque e dall'artistico gioco delle rocce rose e smerlettate. Qui la fantasia e la suggestione trova il suo più ampio sfogo della meraviglia, fra l'attonito e il trasognato. I pescatori si son divertiti a battezzarle con i nomi più curiosi e congeniali, come, per citarne alcuni: grotta Sfondata, Campana, dei Contrabbandieri, la grotta dei Due Occhi, Dei Colombi, dei Pipistrelli, la grotta Calda o delle Viole, della Tavolozza, delle Sirene, quella dei Sogni e del Faraone, la grotta Smeralda, dei Marmi e del Serpente,... Altro stupendo richiamo è il Pizzomunno, il mastodontico e superbo monolito che si eleva a pochi passi dallo strapiombo su cui si affaccia il Castello, quasi a sorvegliare le fortune del paese, simile ad una vecchia guardia brontolona. Su di esso si sono intessute odi e leggende.

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Ci si sposta falcilmente e velocemente a piedi o con i bus

Nell’arco dell’estate, a causa del grande afflusso di turisti, purtroppo non è molto semplice trovare parcheggio in centro a Vieste. Suggerisco a tutti di parcheggiare l'auto nel primo posto disponibile e usarla il meno possibile.